Il trovatore

di Giuseppe Verdi

Ascoli Piceno

Teatro Ventidio Basso

sabato 6/10/2018

anteprima giovani giovedì 4/10/2018


Biglietteria: 0736 298770
ascoli.biglietteriateatro@email.it

Fano

Teatro della Fortuna

sabato 13/10/2018

anteprima giovani giovedì 11/10/2018


Biglietteria: 0721 800750
botteghino@teatrodellafortuna.it

Fermo

Teatro dell’Aquila

sabato 20/10/2018

anteprima giovani giovedì 18/10/2018


Biglietteria: 0734 284295
biglietteriateatro@comune.fermo.it

Cast

Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Salvadore Cammarano

Direttore Sebastiano Rolli
Regia e luci Valentina Carrasco
Scene Giada Abiendi
Costumi Elena Cicorella

Il conte di Luna Simone Alberghini
Leonora Maria Torbidoni
Azucena Silvia Beltrami
Manrico Ivan Defabiani
Ferrando Roberto Lorenzi / Carlo Malinverno [a Fano]
Ruiz / Un messo Alexander Vorona
Ines Susanna Wolff
Un vecchio zingaro Davide Filipponi

Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno
Maestro del Coro Giovanni Farina

Coproduzione con Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi e Teatro Marruccino di Chieti

L’opera

PRIMA PARTE: IL DUELLO

Nel palazzo dell’Aliaferia in Biscaglia. Nell’atrio, i familiari e gli armigeri del Conte di Luna attendono il suo rientro. Il Conte è innamorato di Leonora, dama della regina, ed è preoccupato del suo rivale: il trovatore. Ferrando, capitano delle guardie, racconta la vicenda di una zingara, condannata al rogo per maleficio, e di sua figlia Azucena che, per vendicare la madre, rapì uno dei due figli del vecchio Conte di Luna e lo gettò nello stesso rogo. I presenti imprecano contro la fattucchiera ma il fantasma della vecchia zingara infesta ancora il castello.

Nei giardini del palazzo. Leonora confida all’amica Ines il suo amore per il cavaliere “trovatore” che canta nella notte. Quando le due donne rientrano, avanza il Conte di Luna, deciso a parlare a Leonora, ma viene frenato dall’udire il canto del Trovatore. Quando Leonora scende attratta dalla musica, scambia il Conte per l’amato e lo abbraccia dichiarandogli il suo amore. Il Trovatore assiste sbigottito ed accusa la dama d’infedeltà, ma, accortasi dell’errore, Leonora chiarisce l’equivoco. Furente d’ira, il Conte costringe il rivale a dichiarare la sua identità: egli è Manrico, un seguace del ribelle conte Urgel. Il Conte di Luna lo sfida a duello e i due si allontanano con le spade sguainate; nel duello, il Conte rimane ferito ma il rivale gli risparmia la vita.

 

SECONDA PARTE: LA ZINGARA

Manrico è con Azucena, che crede sua madre. Ella gli racconta di come la propria madre fu accusata da un conte di avergli stregato il figlio e di come fu condotta in catene ad affrontare il destino. Le sue ultime parole furono «Vendicami». Manrico le chiede quindi se sua madre sia mai stata vendicata e Azucena gli risponde che ella rapì il figlio del conte e lo portò sul luogo dove il rogo bruciava ancora. Nonostante il suo istinto materno e il pianto del bambino, una visione le tornò agli occhi ricordandole l’orribile scena appena vissuta e buttò il bambino nel fuoco. Sparita la visione, la zingara si accorse di avere vicino il figlio del conte: il bambino bruciato nel rogo era il suo. Manrico è assalito dal dubbio: chi è lui se non è figlio di Azucena? Perché ha fermato trepidante la mano nel duello con il Conte di Luna? Azucena gli assicura di essere sua madre e lo esorta a vendicare sua madre. Nel frattempo, un messo porta la notizia che Leonora, ritenendolo morto, si accinge a prendere il velo per sfuggire al Conte. Il Trovatore decide allora di partire per impedire all’amata di entrare in convento.

Un convento vicino alla fortezza di Castellor. È notte. Il Conte di Luna, appresa la decisione di Leonora e convinto della morte del suo rivale, giunge al convento per strappare al chiostro la dama. Leonora si appresta ad entrare ma il Conte le sbarra il passo per rapirla, quando compare Manrico. Nasce un acceso scontro, nel corso del quale i seguaci di Urgel disarmano il Conte e i suoi. Il Trovatore può così fuggire con la giovane.

 

TERZA PARTE: IL FIGLIO DELLA ZINGARA

Accampamento delle truppe regie vicino alla fortezza di Castellor. Le truppe regie, al comando del Conte di Luna, sono accampate nei pressi di Castellor, espugnato dagli armigeri di Urgel, ed attendono di sferrare l’attacco per il quale giungono rinforzi. Ferrando annuncia al Conte la cattura di una zingara ritenuta una possibile spia: è Azucena. Interrogata, la donna dichiara di venire dalla Biscaglia per ritrovare il figlio che l’ha abbandonata; ma Ferrando riconosce in lei la rapitrice del bambino. Azucena invoca il soccorso di Manrico: il Conte è allora soddisfatto di avere nelle sue mani l’assassina di suo fratello e madre del suo rivale e ordina che sia bruciata sul rogo.

Atrio della Cappella di Castellor. Manrico e Leonora si stanno avviando all’altare per celebrare le loro nozze. La dama è preoccupata per l’attacco dell’esercito del re, ma il Trovatore la conforta assicurandole che, una volta suo sposo, combatterà con maggiore coraggio. Arriva Ruiz, per comunicare che gli sgherri si apprestano a preparare il rogo per Azucena. Manrico rivela a Leonora che la zingara è sua madre e corre in suo soccorso.

 

QUARTA PARTE: IL SUPPLIZIO

Un’ala del palazzo dell’Aliaferia. Manrico è stato catturato ed è rinchiuso, condannato a morte, nella torre del palazzo dell’Aliaferia. Si ode la campana dei morti ed il “Miserere” per i condannati. Leonora, ai piedi della torre, ascolta l’ultimo addio dell’amato: è decisa a salvarlo a prezzo della propria vita. Promette, quindi, al Conte di Luna di farsi sua se egli libererà il Trovatore. Il nobile, sempre innamorato, accetta. A questo punto Leonora chiede ed ottiene di portare al prigioniero notizia della grazia, ma furtivamente ingerisce un veleno racchiuso in una gemma. La prigione all’interno della torre nel palazzo reale in Biscaglia. Nel carcere, Manrico veglia Azucena tormentata dalla sua vicina esecuzione. Inaspettata giunge Leonora che gli annuncia la grazia esortandolo alla fuga. Egli dapprima esulta, poi rifiuta sdegnosamente la clemenza. Ma il veleno fa effetto rapidamente: Leonora muore, mentre Manrico si strugge dal dolore e dal rimorso. Il Conte di Luna si rende conto che la donna lo ha ingannato e che muore per il suo vero amore quindi ordina agli sgherri di eseguire la sentenza di morte di Manrico, obbligando Azucena ad assistere al supplizio dalla finestra della prigione. Quando la scure ha decapitato l’infelice, la zingara, quasi impazzita, rivela al Conte, inorridito: «Egli era tuo fratello! Madre, ora sei vendicata».

Comunicato stampa
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